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Il futuro del Metaverso : Vannucci Piante presenta VannucciMèta

“Ognuno tiene il classico abito grigio nell’armadio per essere pronto ad un’occasione speciale che può presentarsi: anche la Vannucci Piante vuole avere il proprio completo per non essere colta impreparata”, ha affermato Andrea Massaini, moderatore dell’evento “Il futuro del metaverso” tenutosi nella mattinata  di sabato 9 aprile, presso il Nursery Campus. Che cos’è questo nuovo universo virtuale? La domanda è lecita, ma la verità è che nessuno ancora lo sa bene e non esiste una risposta ben precisa all’interrogativo posto. “È un argomento complesso e di cui tutti parlano – ha proseguito Massaini – noi della Vannucci promuoviamo questa iniziativa che non è né la prima né sarà l’ultima, poiché abbiamo dei doveri sul territorio, fra cui quello di rompere il ghiaccio su certi argomenti spinosi. Scoprire il mondo virtuale è come esplorare un nuovo pianeta, per farlo dobbiamo avere un atteggiamento di prudenza, senza essere dipendenti dal sistema perché la dipendenza toglie la libertà, quest’ultima si preserva solo con un approccio critico nei confronti del nuovo. Questo universo è complesso, dunque è necessario attrezzarsi e munirsi di una bussola per sapere dove andare senza perdersi. Avere padronanza d’uso, anche affidandosi a professionisti, e mantenere l’attenzione alta sono quindi requisiti essenziali. Il metaverso parte dal gioco, come ad esempio Fortnite, attraverso cui si entra in mondi e ambiti senza confini, in cui tutto si miscela, dal lavoro all’istruzione”. La Vannucci Piante si è posta l’interrogativo, lo ha affrontato e studiato, “ha creato un account e ha deciso di darsi un proprio logo per entrare in questo pianeta: Vannuccimèta – ha concluso Massaini – con un richiamo a ciò di cui ci occupiamo: le piante”.

Avviso ai naviganti: il metaverso è ancora, per molti aspetti, un grande punto interrogativo e non esistono risposte precise e definizioni ad hoc. Fatta questa premessa è lecito cercare di fornire almeno una risposta, seppur parziale e in divenire, di questo nuovo termine che sta venendo sempre più alla ribalta. “Nessuno ha idea di cosa succederà con il metaverso: siamo giunti in un nuovo mondo, siamo approdati su un sesto continente, ma non sappiamo cosa ci sia e dobbiamo scoprirlo. Innumerevoli i pericoli, altrettante le opportunità. Rivoluzione, questa è la parola adatta – ha sottolineato Andrea Di Benedetto, Polo Tecnologico di Navacchio – si parla di rivoluzione industriale quando le aziende precedenti ad essa risultano essere diverse da quelle successive. L’umanità è sempre stata abituata a rivoluzioni lente, adesso invece esse hanno raggiunto una tale velocità da indurre le persone a cambiare più volte mestiere nel corso della vita e a veder mutare il mondo attorno a sé. Per noi tecnologi sta per succedere qualcosa di enorme, il cui effetto sarà prorompente e impossibile da stimare. Non sappiamo cosa sia il metaverso, non sappiamo cosa produrrà l’innovazione, ma sappiamo quali sono gli eventi accaduti e tali per cui è ovvio aspettarsi la rivoluzione: il web 1, nel 1993 circa, ovvero la nascita del web a seguito della necessità di connettere più computer fra ricercatori per lo scambio di documenti; il web 2, in cui i siti non sono solo di ricerca, ma vengono prodotti dagli utenti stessi, nascono così i social o Wikipedia; il web 3, definizione nata nel 2014, che registrerà un cambiamento basato su due concetti: decentralizzazione (ovvero i dati non sono su un unico server) ed economia basata su nft (con cui cambia il concetto di proprietà)”.

“Dobbiamo analizzare questo contesto, affrontandolo però con i piedi di piombo perché non esistono regole ben precise. Non è una bolla – ha illustrato Francesco Innocenti, Moltochic Digital Strategy – c’è stato un incremento di interesse sul tema, soprattutto da quando Facebook si è trasformato in meta, creando un hype sull’argomento del metaverso”. A testimonianza di quanto detto sono state mostrate varie analisi: una circa le tendenze nelle ricerche su Google negli ultimi dodici mesi, una sulle parole chiave correlate, una circa le domande sui motori di ricerca; “si riscontra una grande varietà di ricerca a fronte di un’indefinitezza sul concetto – ha proseguito Innocenti – ma cosa fanno le aziende nel metaverso? Ognuna si approccia alla materia in modo diverso, ma ancora senza una via ben definita: Nike sulla piattaforma gaming Roblox ha creato un mondo virtuale, Jp Morgan ha scelto Decentraland, Atari ha scelto The Sand Box in cui ha riprodotto i suoi giochi più famosi, Mc Donald su Opensea per il triplo cheese burger”.

 

 

“La consapevolezza è la cosa più importante – ha affermato Marco Vissani, Moonscape – un’idea, grazie al metaverso, prende potere e diviene concreta. Il metaverso permette di possedere: un oggetto fisico viene replicato digitale e si diviene gli unici possessori di una nike unica al mondo, ad esempio. Il metaverso è un luogo social dove ognuno può esprimere se stesso sotto varie forme, è lo spazio e il contenitore”. Ma cosa significa il termine Blockchain? “È la tecnologia usata per le transazioni economiche, per validarle – spiegato Vissani – da qui è nato il bitcoin, che è la prima delle criptovalute”. “Ci sono tre tipi di criptovalute (Token) – ha precisato Leonardo Morelli, CEO wolf of Tuscany – Bitcoin, Altcoin e Shitcoin. L’Nft è invece un Token non utilizzabile e nasce come certificazione di un bene digitale; esistono due tipi di Nft: quelli legati all’arte e quelli legati all’utility, ripercorrendo la Blockchain verifico la corrispondenza”. “Nel web 3 non si può mentire: quello che si fa non è cancellabile – ha evidenziato Gianfranco Leone, direttore marketing wolf of Tuscany – la Blockchain non perdona”.

Articolo di Chiara Capecchi Pistoia Sette – Foto MobyDick – Video TVL

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